© Giovanni Gastel, Alona in forma di rosa, 2020
GIARDINI DISOBBEDIENTI
A CURA DI MARIA SABINA BERRA E PIO TARANTINI
Fotografie di
Erminio Annunzi Isabella Balena BB Donatella Berra Matteo Cirenei Margherita Del Piano Carlo Garzia Giovanni Gastel Lydie Jean Dit-Pannel Studio Lariani Lelli e Masotti Silvia Lelli Gianni Maffi Paola Mattioli Paolo Minioni Paolo Novelli Cristina Omenetto Bruna Orlandi Pietro Privitera Francesco Radino Efrem Raimondi Nicola Righetti Pio Tarantini Roberto Toja Natale Zoppis
Inaugurazione:
14 maggio 2022 - 18:00/21:00
15 maggio 2022 - 11:00/13:00
Dal 14 maggio al 18 giugno 2022
Orari:
Giovedì/Venerdì/Sabato 10:30/12:30
Nel pomeriggio di Giovedì e Venerdì su appuntamento
(Gli ingressi saranno regolamentati nel rispetto delle norme anti Covid)
Luogo:
HORTUS ARTIERI
Vicolo dei Birri 7 - 38122 Trento
Maria Sabina Berra
RIBELLIONI E RISONANZE
Giardini disobbedienti, ovvero l’elogio del paradosso. Il giardino è l’espressione di una natura domata, ma disobbediente quando esce dalla logica comune ed è al massimo della sua forza espressiva. Così accade sempre, quando disobbedire diventa necessario, generante e discreto: significa guardare altrove con forza oltre ciò che è stabilito. E questo è osservazione, stupore, riflessione e conoscenza. I quattro pilastri della salvezza. Talvolta la via per costruire un’utopia. Un giardino è come un respiro o un mitocondrio, la relazione ha quindi il valore della necessità per la sopravvivenza: io sono cresciuta in un giardino bellissimo sul Lago Maggiore e le mie stanze da gioco sono state un fico e una camelia dove ogni amico aveva un ramo. Locus amoenus per sempre nella mia memoria, locus terribilis ora per il loro abbandono. Si tratta quindi, per me, di risonanza, quella descritta dal filosofo Hartmund Rosa, in Resonanz. Eine Soziologie der Weltbeziehung, ovvero una sorta di “legame vibrante” con il mondo. Un legame a doppio filo con i Giardini disobbedienti, metafora della natura al di fuori dallo stereotipo funzionale, che non rispetta e riconosce l’ambiente, quando sono uccisi il senso e la comprensione intelligente del Pianeta. E allora questa mostra in fondo è un’inchiesta per andare a scoprire fotografi che qui portano i loro scatti sulla natura (nelle sue infinite declinazioni) in relazione
al loro concetto di immagine. E così ogni foto è la storia di una poetica, di una presa di posizione, di un pensiero, di una riflessione: gli assi di risonanza non valgono per tutti allo stesso modo! Ma di fondo c’è la forza dell’inquietudine di creare un’immagine che deve avere un rapporto dialogante e/o conflittuale con la complessità del mondo contemporaneo, con legittime oscillazioni tra personali Giardini dell’Eden o luoghi di un’Apocalisse.
Pio Tarantini
GIARDINI REALI, GIARDINI IMMAGINARI
Quello del giardino è uno dei temi che ha sempre affascinato il mondo dell’arte visiva in generale e della fotografia in particolare per diversi motivi: dalla necessità di documentazione – per riviste, cataloghi, volumi d’arte e di storia – fino alle ricerche artistiche oscillanti tra un approccio realistico e quello più immaginifico o surreale. Il giardino è uno di quei luoghi presenti pressoché in tutte le civiltà che ha caratterizzato la vita reale e l’immaginario dell’uomo: dal mitico biblico Eden ai giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico, dai giardini delle civiltà orientali a quelli romani, fino all’età moderna con i giardini rinascimentali italiani e poi quelli all’inglese orientati più verso la forma libera di parco naturale. Questa millenaria tradizione è stata ripresa nella vita sociale contemporanea sia negli aspetti pubblici – con la grande attenzione che le aree urbane dedicano sempre più verso la sistemazione a giardino delle aree verdi disponibili, in sintonia con una rinnovata presa di coscienza ecologica – sia negli aspetti privati dove le abitazioni, dai più lussuosi palazzi alle più umili dimore, hanno da sempre considerato il giardino di casa, oltre l’aspetto decorativo, un prezioso e indispensabile elemento di vita vissuta. Privato e pubblico si intrecciano dunque nella fruizione di queste aree verdi che allietano lo sguardo e riconducono alla natura. E su questo duplice aspetto hanno da sempre lavorato i fotografi, descrivendone le fattezze e cercando di penetrare più a fondo nei significati
più nascosti, fino a sconfinare nelle visioni surreali, metaforiche, simboliche. Gli autori selezionati per questo progetto – intitolato non a caso Giardini disobbedienti proprio per queste plurime e non soltanto descrittive visioni dell’oggetto in questione – rappresentano appunto un campione di quante svariate letture fotografiche, attraverso diverse modalità di linguaggio, si possano ottenere attorno a questo intrigante tema. I fotografi selezionati, in questa ottica trasversale di ricorrere a linguaggi diversi, presentano dunque fotografie che svariano da un approccio più realistico e descrittivo a visioni poetiche, da impostazioni concettuali a chiare impronte grafico-pittoriche e sperimentali. I giardini, declinati visivamente in queste diverse modalità, diventano così icone da fruire sia sul piano della documentazione – là dove forniscono informazioni precise sui luoghi fotografati – sia sul piano dell’immaginario, solleticato da visioni a volte ironiche, a volte inquietanti, a volte poetiche.