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CARLO ANDREANI

"IL MISTERO DEL SEGNO"

A cura di Mauro Cappelletti e Hortus Artieri

Vista la sospensione causa Covid, l'Hortus Artieri ripropone la mostra con le seguenti date: 

Dal 15 settembre al 10 ottobre 2020

HORTUS ARTIERI

Vicolo dei Birri 7 - 38122 Trento

Giovedì - Venerdì - Sabato: 10:30/12:30

(Giovedì - Venerdì: 17:00/19:00 su appuntamento)

IL MISTERO NEL SEGNO

Nel pensiero di Walter Benjamin là dove ritiene che “il motivo più profondo del collezionista può essere forse così circoscritto: egli intraprende una lotta contro la dispersione” ed ancora in quello di John Berger che sostiene che “… in un certo senso i disegni raccontano la storia meglio di quanto non sappiano fare le parole”, mi sembra di individuare i due motivi fondanti e giustificativi di questa mostra su Carlo Andreani che propone una selezione di opere su carta da me inseguite, raccolte e catalogate nel corso degli anni, nella speranza che questi fogli possano colmare, solo in parte, il silenzio che grava sulla sua figura.

Andreani ha maturato la sua esperienza artistica nell’arco di un intenso ventennio. La sua attività pittorica si è concentrata soprattutto negli anni ’60 e ’70 e frequenti sono stati i contatti con le più dinamiche e attente personalità della cultura e dell’arte trentina e altoatesina, di cui ha goduto spesso l’amicizia e la profonda considerazione. Tra gli altri, sono da ricordare Bruno Colorio, Aldo Schmidt con cui partecipò alla quadriennale romana del ’72, Karl Plattner che lo chiamò nel ’68 a restaurare il suo affresco deturpato di Naturno………………..

Nella mostra compaiono due tipi di disegni, quelli realizzati su carte povere di medio formato e quelli più piccoli provenienti tutti dallo stesso block notes, alcuni dei quali già pubblicati sul Quaderno di Documentazione n. 6 del Museo Provinciale d’Arte di Trento a cura di Gabriella Belli in occasione della mostra allestita al Palazzo delle Albere nel 1985 e sul volume già citato edito dalle Gallerie Studio d’Arte Raffaelli e da Il Castello di Trento. Questi fogli potrebbero essere intesi, se affrontati con una lettura frettolosa, come abbozzi, mentre invece definiscono l’idea prima, l’essenza di molti lavori realizzati successivamente con altra tecnica e formato e sembrano costituire, nel loro sviluppo, le pagine di un pentagramma su cui Andreani ha impresso la leggerezza ed insieme l’intensità poetica dei segni e delle loro traiettorie. L’artista sceglieva le sue carte con la stessa attenzione con cui componeva gli impasti al caseato di calcio e polvere di marmo dei supporti pittorici prediligendo però, in questo caso, la povertà della carta paglia che, per contrasto, nobilita i segni che accoglie e le loro modulazioni che vanno a costituirsi come un alfabeto misterioso, il quale, sottraendosi ad una facile e frettolosa decifrazione, sembra comunque svelare, nella sua a volte disarmante semplicità, l’aspetto arcaico della modernità. 

La sua propensione per un segno a volte armonico, a volte nervoso, ma sempre essenziale, risulta evidente fin dal periodo figurativo, in cui si avvicina all’esperienza della grafica incisa, proposta con la tecnica della punta secca, tecnica nota agli incisori per l’essenzialità lirica che conferisce al segno un valore assoluto che, pur con altre assonanze, troveremo nelle opere del periodo più maturo, quelle astratte qui documentate.

L’opera grafica di Andreani risulta pregnante e intensa come i suoi lavori su tavola o su tela e, rispetto a questi, non è da considerarsi minore ma complementare e riesce sempre ad affascinare lo sguardo proprio perché tutta da scoprire, tesa nella sua sospensione tra passato e presente.

Spesso mi son chiesto per quale motivo il segno di Andreani abbia sempre catturato la mia attenzione invitandomi ad un’osservazione profonda e prolungata. Credo la risposta stia nel fatto che esso risulta di una semplicità che definirei primordiale, poco legata alla quotidianità dell’uomo e delle cose, dettata quasi dal fluire del tempo: queste tracce che sorprendono e che non trovano evidenti riferimenti iconografici nel passato e tantomeno nel contemporaneo, gettano un ponte nell’intento di unire queste due condizioni temporali così in antitesi ma sempre complementari per giungere ad inventarne forse una nuova: quella del mistero, tanto caro all’artista; a tal proposito ricordo che, in occasione di una delle nostre lunghe chiacchierate nel suo studio, di fronte ad un’opera mi confessò, tamponandosi il naso con l’inseparabile fazzoletto tirolese dopo aver fiutato l’ennesima “presa”, “vedi, non si deve mai capire fino in fondo come è stata realizzata un’opera, altrimenti tutto è svelato, l’opera si banalizza, scarica la sua energia e perde il suo senso del mistero”. 

Ritengo quindi che questa  mostra possa  rappresentare un nuovo capitolo nella storia che ancora deve essere scritta di questo grande Maestro trentino e che possa  aiutarci ulteriormente a comprenderne in modo profondo l’opera poiché, come dice un altro grande lirico, e mi riferisco a Fausto Melotti, “Il disegno confessa le cose segrete”.

 

Mauro Cappelletti

Biografia di Carlo Andreani

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Andreani - il mistero nel segno di Carlo
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